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GLI INTOCCABILI..................IL PADRINO I-II-III

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danyx23
icon9  view post Posted on 19/5/2008, 17:39




GLI INTOCCABILI

Gli intoccabili sono un gruppo di agenti scelti e guidati da Eliot Ness (Kevin Costner) che nella Chicago degli anni del proibizionismo si mettono contro la banda di Al Capone (Robert De Niro). De Palma riprende i personaggi di una celebre serie tv degli anni '50 e ne fa un dramma poliziesco che porta il suo inconfondibile segno. La scena della stazione, con la carrozzina che avanza senza controllo giù per la scalinata, è un piccolo gioiello registico. Sean Connery, nei panni del poliziotto Jim Malone, guadagna il primo e unico Oscar della sua carriera come miglior attore non protagonista.

IL PADRINO I

Vito Corleone, emigrato bambino dalla Sicilia negli Usa, è diventato un grande "padrino", ossia il capo di un'importante famiglia mafiosa. Ci si rivolge a lui come a un personaggio di grandissimo rilievo: nelle prime sequenze don Vito riceve gente come in una vera e propria udienza, gli chiedono favori e lui decide se farli o meno. I favori consistono nel punire, o addirittura uccidere qualcuno, nell'ottenere un certo appalto o lavoro. Corleone ha tre figli, Michael (Pacino), Sonny (Caan), Fredo (Cazale). Quando il vecchio viene gravemente ferito in un attentato, è Michael, eroe di guerra e avvocato, che il patriarca avrebbe voluto tener lontano dagli affari, ad affrontare la situazione. Uccide il responsabile dell'attentato e il poliziotto complice, poi fugge in Sicilia. Quando ritorna diventa il capo indiscusso e introduce sistemi più moderni ed efficaci. A poco a poco diventa tutt'uno col suo ruolo. Nel frattempo si è sposato e ha avuto figli che comunque non lo hanno distolto dall'"altra" famiglia. Il film si chiude col massacro, ordinato da Michael, di tutti i suoi rivali, mentre il nuovo padrino assiste in chiesa al battesimo di uno dei suoi figli. Film di enorme successo, premiato con l'Oscar. Tratto dal best-seller di Mario Puzo ha avuto successivamente due sequel (ottimo il Padrino II, inutile il III), ha inventato un filone infinito (anche se non si può non ricordare La fratellanza di Martin Ritt, di quattro anni prima) e ha rilanciato, una volta ancora, Marlon Brando, che si era presentato al provino per quel ruolo con la modestia di un principiante. Brando con le guance gonfiate e la voce impastata, la grinta inquietante di Pacino, il notissimo tema di Nino Rota, aggiunti alla "cultura" mafiosa e agli ambienti siciliani, sono diventati segnali indispensabili e senza tempo, reiterati in centinaia di pellicole, libri e articoli. In questo film, ma soprattutto nel secondo (ricordiamo la strepitosa ricostruzione della "Little Italy"). Un autentico precedente al quale si sarebbero largamente ispirati i registi dell'ultima generazione, come Scott, Landis, Line e Cimino. Il Padrino è un'opera sempre vedibile e sin troppo coinvolgente se è vero che si è indotti a stare dalla parte dei cattivi. Si potrebbe discutere sull'immagine del nostro paese suggerita da un film di tale impatto: passavamo dall'Italia dei poveracci di Ladri di biciclette a quella dei furbi del Sorpasso, al paese dei mafiosi nei Padrini.

IL PADRINO II

Nel 1901 Vito Andolini, ragazzetto siciliano, raggiunge gli Stati Uniti, per una svista prende il nome di Vito Corleone, si fa strada nella Little Italy, crea un impero del crimine (case da gioco, prostituzione) che trasmette al figlio Michael. Nel 1958 Michael è costretto a meditare sul futuro della famiglia: il fratello lo tradisce, alcuni rami dell'organizzazione tentano di rendersi autonomi, il Senato lo cita, Cuba passa dal governo di Batista a quello di Fidel Castro, la moglie si procura un aborto. È qualcosa di diverso da un seguito: racconta non solo quello che viene dopo il 1°, ma anche quello che lo precede. Il n. 1 s'incorpora nel n. 2, e ne viene continuamente evocato. Forte del successo, Coppola ha mano libera nel mettere a fuoco le ambizioni di trasformare un gangster-film in una tragedia moderna, una grande metafora sull'America dopo la fine del “sogno”. “Ancor più che il 1°, si presta a ogni sorta di lettura: psicanalitica, politica, sociologica, estetica, ossia Ivan il Terribile raccontato alla maniera di Scarface” (E. Ungari). Ancora fotografia di Gordon Willis e musiche di Nino Rota. Ottenne 6 premi Oscar (film, regia, sceneggiatura, R. De Niro, scenografie, musica), ma gli incassi calarono: 30 milioni di dollari sul mercato americano contro gli 86 del 1°.

IL PADRINO III

Alla fine degli anni '70 Michael Corleone (A. Pacino), ormai miliardario, vuole liquidare le attività criminali del clan. Passa il comando a un nipote (A. Garcia), entra in affari con un'immobiliare europea che fa capo alle finanze vaticane (anche se “più in alto si sale, più il fetore aumenta”) sullo sfondo di sanguinosi complotti in cui perde la vita l'amatissima figlia Mary (S. Coppola). Si chiude la trilogia dei Corleone con la malinconica morte del padrino. È un ridondante e turgido melodramma con ambizioni tragiche, generalmente ritenuto inferiore alle prime 2 parti. A dirne la forza spettacolare, però, basterebbero i 75 minuti che coincidono con l'esecuzione della Cavalleria rusticana di Mascagni al Teatro Massimo di Palermo in una sera del 1978, blocco narrativo nel quale attraverso un montaggio incrociato si accavallano 8 linee d'azione di cui 4 si svolgono nel teatro e 4 a Roma con la morte del cardinale Lamberto (R. Vallone), da poco eletto al soglio pontificio col nome di Giovanni Paolo I.
 
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